Alimentazione e calcolosi

Pubblicato il 30 dicembre 2024 alle ore 21:11

Nel mondo la calcolosi renale o nefrolitiasi è una malattia molto diffusa, infatti le persone che ne soffrono vengono stimate nel 10% della popolazione, con variazioni tra il 6% delle donne e il 15% degli uomini. La definizione calcolosi renale prende nome dal latino “calculus” – sassolino che i Romani usavano per contare -, mentre nefrolitiasi deriva dal greco Litos – pietra, sasso -. I calcoli renali possono essere uno o più, di dimensioni che vanno da quella di un granello di sabbia (renella) a quella che tende a occupare il bacinetto e gli spazi liberi renali (calcolo “a stampo” secondo la cultura medica italiana, “a corna di cervo” secondo quella anglo-americana). Fino a non molti anni fa si riteneva che una dieta sbagliata fosse il fattore responsabile della formazione dei calcoli renali, mentre in realtà questa può aggravare uno status di base, legato a fattori genetici, disordini metabolici e situazioni ambientali. La formazione del calcolo prende il via da alterazioni qualitative e quantitative dell'urina che è composta fondamentalmente da acqua in cui sono presenti, disciolte, sostanze organiche come creatinina, urea, acido urico e sostanze minerali come calcio, cloro, fosfati, magnesio, sodio, solfati, potassio. Quando la concentrazione di un soluto disciolto nell'urina supera i livelli fisiologici, cioè quando si verifica una sovrasaturazione, avviene il fenomeno della formazioni di cristalli che, riunendosi costituiscono il calcolo renale; bisogna ricordare che nel nostro organismo esistono, comunque, sostanze inibitrici della cristallizzazione come citrato e magnesio che limitano il processo di sviluppo dei calcoli. Oltre che per aumento dei soluti, la sovrasaturazione è possibile per diminuzione del “solvente” cioè per tutte quelle condizioni in cui le perdite di liquidi non vengono sufficientemente compensate, come avviene per esempio nei climi o nei periodi particolarmente caldi, o in corso di malattie con iperpiressia o diarree perduranti, etc. Un corretto apporto idrico dovrebbe essere di circa 3 l/die, tra assunzione di liquidi, diretta con l'acqua o bevande varie e indiretta attraverso l'alimentazione. I disordini metabolici giocano un ruolo fondamentale nella genesi della litiasi renale e quelli che più spesso si riscontrano sono: · Ipercalciuria · Iperossaluria · Iperuricuria · Ipocitraturia · Ipomagnesuria.

La stima della percentuale del tipo di calcolo renale è variabile secondo gli autori, ma è valutabile in: 70 -80% per i calcoli costituiti da calcio ossalato, solo o con calcio fosfato, 10 -15% per i calcoli costituiti da struvite, cioè da fosfato di ammonio e magnesio e prevalentemente correlati a infezioni delle vie urinarie, dovute a germi ureasi-produttori, 10-15% per i casi costituiti da acido urico, 1% per i calcoli di cistina. Sfatato il luogo comune della riduzione drastica nell'assunzione di calcio con la dieta, le persone, soggette a formare calcoli urinari, dovrebbero attenersi a semplici dettami di igiene alimentare e cioè: · assumere almeno 3 l/die di liquidi · ridurre l'apporto del comune sale da cucina · ridurre l'alimentazione a base di proteine animali · aumentare con la dieta l'apporto di citrato e magnesio · assumere con la dieta un normale quantitativo di calcio, senza eccessi.

Dott.ssa Sarah Ferma

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