Un regime dietetico che miri a diminuire il livello di Colesterolo LDL è fondamentale, sia nella prevenzione primaria che secondaria, a prescindere dal valore del colesterolo totale e/o del colesterolo LDL, in entrambi i sessi, a qualsiasi età, tanto da affermarsi che " lower is better". Per valori di colesterolo LDL sempre più bassi , si evidenzia costantemente una riduzione del rischio cardiovascolare e, in particolare, per ogni riduzione di 30gm/dL del colesterolo LDL si calcola una riduzione del 30% di coronaropatia ( Circulation 2004). La dieta va associata ad una attività fisica, compatibile con le condizioni psico-fisiche del paziente. Gli opportuni interventi di counselling, ci permetteranno di "personalizzare" i necessari cambiamenti dello stile di vita, evitando inutili e dannosi atteggiamenti basati solo sui divieti, cercando di trovare sempre messaggi positivi da proporre al paziente. Un metodo che intervenga sull'ambiente in cui viviamo, definito "obesogeno" dall'OMS, con una collaborazione dell'intera comunità, secondo un modello socio-ecologico di salute, darebbe i maggiori risultati, rinforzando continuamente gli stimoli e favorendo stili di vita "sani".
Molto spesso il paziente con ipercolesterolemia è anche in sovrappeso o francamente obeso (BMI>30) è sufficiente raggiungere la riduzione del 5-10% del peso, per esempio, per avere una importante riduzione del rischio CV, purchè si riesca a mantenerlo nel tempo ( questo è il vero problema!). Successivamente si potrà provare ad ottenere una eventuale altra riduzione. Una circonferenza addominale <102 cm nell'uomo e <88 cm nella donna, dovrebbe essere un importante obiettivo da raggiungere, considerando il rischio maggiore che comporta l'obesità addominale, sia per una sindrome metabolica che per una franca malattia CV. Una riduzione dell'apporto calorico di 500-1000 Kcal/die, rispetto al livello di partenza, è necessaria per ottenere un certo dimagrimento, tenendo ben presente che il calcolo calorico alimentare attuale del paziente, è, spesso, di difficile valutazione, anche con la tenuta di un diario alimentare. E' fondamentale aumentare l'attività fisica ! Per ritornare agli alimenti fondamentali per una dieta nell'ipercolesterolemia, alcune raccomandazioni.
Fibra alimentare:
è raccomandato un introito sui 25-30 gr./die di fibra, nell'adulto, mentre nel bambino si consiglia di introdurre frutti, vegetali e cereali facilmente digeribili, gradualmente, durante le varie fasi della crescita, quando i cibi solidi entreranno nella dieta. Le fibre che riducono la colesterolemia (specie il colesterolo LDL), sono quelle contenute nelle mele (3,5 gr per mela), nei fagioli ed altri legumi ( 5,5 gr. per una porzione da mezza tazza di fagioli borlotti), l'orzo, la farina e la crusca d'avena ( 2 gr. per fetta di pane di grano intero; 8 gr. per porzione di cereali), vari tipi di frutta ( da 1 a 4 gr /100 gr. di parte edibile), verdura ( da 1 a 8 gr./ 100 gr. di parte edibile), il seme di psillium ( American Dietetic Association, 2002). La caratteristica comune di tali fibre è di essere tutte viscose, interferendo a livello dell'ileo con l'assorbimento degli acidi biliari, che, pertanto, vengono escreti nelle feci, determinando così un allontanamento del colesterolo LDL dal sangue verso il fegato, per produrre e rimpiazzare altri acidi biliari. Le fibre alimentari hanno anche la capacità di ridurre il senso della fame. Una "dieta che accresca il consumo di cibi ad alto contenuto di carboidrati complessi e fibre (cibi di grano integrale e prodotti dei cereali; verdure, inclusi i fagioli e piselli secchi; frutta) è uno strumento importante per diminuire l'apporto di grassi con la dieta, sostituendo i grassi con altri alimenti"(PNLG,2005). Alcuni AA. suggeriscono che l'integrazione nella dieta con 600-700 gr. di verdura e frutta, oltre al pane, la pasta, quotidianamente, sia sufficiente a garantire l'apporto di 25-30 gr. di fibre.
Grassi alimentari ( S. Marottta- S. Annunziata; corso di formazione FIMMG 2005)
Gli acidi grassi saturi (solidi a temperatura ambiente, presenti soprattutto negli alimenti di origine animale) determinano un aumento del colesterolo LDL.
Gli acidi grassi monoinsaturi , presenti soprattutto nell'olio di oliva, riducono modestamente il colesterolo LDL.
Gli acidi grassi poliinsaturi omega 6 , di provenienza vegetale (olio di mais), riducono più efficacemente il colesterolo LDL
Gli acidi grassi trans (solidi a temperatura ambiente, ottenuti per idrogenazione catalitica degli oli vegetali e presenti nelle margarine di vecchia concezione) aumentano il colesterolo LDL e riducono il colesterolo HDL. Sono quindi i peggiori in termini di effetti sul profilo lipidico.
Gli acidi grassi poliinsaturi omega 3 , di provenienza marina (pesci nordici, pesce azzurro) o vegetale (legumi, noci), riducono, ad alte dosi, i trigliceridi. Posseggono anche documentati effetti antiaritmici ed antinfiammatori.
Da tutto questo se ne deduce che bisogna utilizzare olio di oliva o di mais; abolire l'uso di margarine, lardo ( contiene 100 mg di colesterolo per 100 gr. di parte edibile), olii vegetali parzialmente idrogenati e cibi contenenti grandi quantità di colesterolo (fegato; frattaglie: circa 700-800 mg. per 100 gr. di parte edibile); aumentare il consumo di pesce azzurro e/o nordico (es. salmone, 35-40 mg di colesterolo /100 gr. di parte edibile; tonno al naturale 63 mg di colesterolo/100 gr. di p.e.; sogliola e persico, 60 mg. di colesterolo /100 gr. p.e.), da 2 a 3 volte/settimana; ridurre il consumo di carne ad 1 volta ogni 7-10 giorni, preferendo quella bianca, da mangiare senza la pelle ( es. pollo, 80 mg di colesterolo/100 gr. di p.e.; petto di tacchino, 50 mg/100 gr. di p.e.); introdurre nella dieta piccole quantità di noci (per es. 3 noci), ogni giorno; scegliere il latte scremato e lo yogurt magro con meno dell'1% di grassi ( meno di 3 mg di colesterolo/100 gr. di p.e.); non mangiare più di 1 uovo alla settimana (tuorlo dell'uovo, circa 2000 mg di colesterolo/100 gr. di p.e.)
Per i carboidrati, vale la raccomandazione di assumere soprattutto quelli a basso indice glicemico, compresi anche questi nella verdura e nella frutta ( ad eccezione della carota, zucca, melone), nei latticini (preferire quelli scremati), nei cereali integrali, nella pasta , che stimolano una normale secrezione di insulina ed una lenta caduta della glicemia, con un tempo maggiore di sazietà, evitando quelli ad alto indice glicemico , di largo consumo, purtroppo, anche e soprattutto tra i nostri giovani, come le famigerate patatine nei sacchetti (che contengono anche grandi quantità di sale!), i dolci e le bevande gassate. Tali alimenti producono una esagerata secrezione di insulina ( che stimola, a sua volta, la produzione endogena di colesterolo!), con una repentina caduta della glicemia e, di conseguenza, un ritorno del senso di fame, che verrà puntualmente soddisfatto, dopo nemmeno 2 ore dal consumo dell'alimento. L'iperinsulinismo, poi, si accompagna, spesso, alla obesità e alla dislipidemia, e così ci si indirizza verso una sindrome metabolica e/o un franco diabete.
Importante anche la modalità di cottura dei cibi : preferire sempre quella a vapore, al forno, al forno a microonde o in una pentola con rivestimento antiadesivo, o alla griglia. Evitare o limitare le fritture.
Spesso i pazienti non sono convinti che tale modificazione della dieta porti qualche risultato, anche perché hanno modo di leggere, per esempio, che solo il 20-25% del colesterolo totale proviene da ciò che si mangia, essendo il rimanente 75-80% di produzione endogena. " Spiegheremo ai nostri pazienti che per la maggioranza degli individui che hanno un tasso di colesterolo elevato, i grassi di origine animale, saturi e ricchi di colesterolo, hanno non solo un effetto diretto sulla formazione del colesterolo totale (il famoso 20-25%), ma possono accrescerne la quantità che il nostro organismo produce, per un effetto indiretto a livello della sintesi endogena"( La trousse Coeur en santè: pour aider vos patients à reduire leur risque. Ottawa, Février 1999).
Per quanto detto è evidente che occorra equilibrio nella gestione della modificazione dello stile di vita, con una vitale interazione tra tutte le figure professionali interessate, sanitarie e non, per "ridisegnare" un ambiente sano, che favorisca una vita sana, anche per coloro che tentennano.
Dott.ssa Sarah Ferma
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